Tuscany Crossing: 100km con un sassolino nella scarpa

Ecco il racconto della mia Tuscany Crossing: 103km con 3300d+.

Il titolo non è a caso, ho corso davvero per 100km con un sassolino in una scarpa e un pezzo di legno nell’altra, un fastidio che prendo in esempio per paragonarlo al mio stato di forma di quel giorno, avevo dei doloretti con i quali si convive, ci si abitua e si va avanti, con il sorriso sulla faccia, anche se sai che a ogni passo quel sassolino ti sta dando fastidio.

Ma torniamo indietro di qualche giorno per capire il perché di questo stato di forma.

Mi sono iscritto a questa gara con la consapevolezza che era solo di preparazione in vista delle gare future, diciamo per mettere chilometri sulle gambe e quindi non ho fatto nessun tipo di scarico prima della gara, il martedì della stessa settimana ho fatto delle ripetute in salita con una zavorra sulle spalle, il mercoledì ho fatto le ripetute in piano da 500mt e il giovedì mattina ho fatto un po’ di potenziamento per non farci mancare nulla, i chilometri percorsi dal lunedì al venerdì giorno prima della gara erano già 100 ed io ne avrei corsi altri 100 il sabato.

Tutto questo mi ha portato a non essere freschissimo di gambe, con addirittura il dubbio di riuscire a finirla visto che al massimo avevo corso per 65km questa stagione, bisognava aggiungere un’altra maratona da percorrere che non è poco; allo stesso tempo avevo lo stato d’animo sereno, sicuro che sarebbe stato un bellissimo allenamento, che avrei visto dei posti stupendi e con tanta voglia di far bene.

Arrivo a Castiglione d’Orcia la sera prima della gara, da Roma in macchina, appena arrivato prendo il pettorale e mi rimetto in macchina a mangiare i miei 300g di riso in bianco per il carico di carboidrati pre-gara, dopodiché prendo sacco a pelo e borsa per andare a sistemare le mie cose per la notte, ho deciso di dormire nella palestra adibita a dormitorio per risparmiare qualcosa e per essere subito sulla linea di partenza la mattina.

La notte non va benissimo con un tipo vicino a me che russa veramente “tanto”.

Al punto che una signora decide di svegliarlo per farlo mettere in una posizione più comoda, lo mette su un fianco e funziona! Smette di russare! Poco dopo fortunatamente prendo sonno ma alle 3:30 suona già la sveglia, la partenza è prevista per le 5:15. Ho tutto il tempo che voglio per preparare con calma tutte le cose, ormai ho già la mia routine e la eseguo come un’ automa: faccio colazione, mi vesto, metto la crema antisfregamento, preparo lo zaino, materiale obbligatorio, faccio il conto per l’ennesima volta dei gel e delle barrette che dovrò portarmi, rimetto apposto le mie cose e per le 5 sono sulla linea di partenza a fare stretching.

I primi chilometri sono con il buio della notte.

Da Castiglione d’Orcia si scende rapidamente a valle, sono tra i primi 20 e quando mi giro verso il paese vedo la bellissima scia delle lampade frontali che mi segue, le sensazioni sono buone ma parto tranquillo, non voglio sprecare troppe energie, la gara è lunga e non so come risponderà il mio corpo, al mio fianco c’è Alessandro, un ragazzo conosciuto al trail di Cortona di qualche settimana fa, dove anche li abbiamo fatto un tratto di gara insieme, devo dire che è un’ottimo compagno di viaggio con cui faccio qualche chilometro sempre volentieri.

Sta incominciando ad albeggiare, lo spettacolo sulle colline toscane la mattina è da togliere il fiato, è una bella giornata, ma fa veramente freddo, intorno ai 2° e le mani si stanno congelando, ho sbagliato a non mettere i guanti, spero che presto il sole cominci a scaldare perché sennò sono nei guai, poi come se non bastasse mi è già entrato un sassolino nella scarpa sinistra e anche un pezzo di legno nell’altra, già ad inizio gara non ci voleva proprio.

Il corpo dopo pochi chilometri inizia a dare segni di affaticamento, un doloretto qui, un fastidio lì, la pancia che borbotta, per fortuna il morale è alto specialmente per la bellezza dei paesaggi, poi l’alba a me fa sempre un certo effetto rigenerante e positivo.

Nonostante i vari fastidi, i chilometri passano veloci, la prima parte è pianeggiante fino alla salita che ci porterà al ristoro del 17°km, siamo a Pienza, per il freddo non ho bevuto niente e non ho bisogno di riempire le borracce, prendo un qualcosa di dolce e riparto subito, il prossimo obiettivo è il ristoro del 27° km. Cerco di mantenere un ritmo tranquillo, so che potrei fare di più, ma non voglio esagerare perchè il corpo continua a mandarmi segnali di avvertimento, dei fastidi proprio come quel sassolino nella scarpa.

Quindi cerco di ascoltarlo e decido di non spingere, specialmente in questa prima parte di gara, sono convinto che la gara quella vera inizierà al 50°km e voglio tenere le energie per quella parte.

Convivere con i dolori, farseli andare bene, accettarli come parte integrante del pacchetto, proprio come sto convivendo con quel sassolino e il pezzo di legno, per poi sorridere ed essere felici nonostante tutto, è quello che ho dovuto imparare a fare lungo questi km, potevo fermarmi e togliermi le scarpe, ma per me, per come sono fatto avrei perso troppo tempo, tempo sprecato, andava bene così, non era grave, era solamente un fastidio.

Intanto stiamo percorrendo delle stupende strade bianche con dei sali scendi attraverso le colline toscane, intorno a me vedo una distesa verde fatta di terra arata o di prati, in alcuni tratti diventano gialli con dei fiorellini ed altri anche rosa, la primavera si sente ed è veramente bella. In poco tempo Alessandro ed io abbiamo già passato il ristoro del 27° dove ancora non riempio le borracce, non sto bevendo e spero che questo non mi causi problemi più avanti, ma la temperatura è ancora fresca e non ne sento il bisogno, anche se il freddo di prima è passato e questo è un bene.

Lungo il cammino verso il ristoro del 38° ci troviamo a correre insieme in un gruppetto di 5 persone, si chiacchiera e si va tranquilli, anche il paesaggio ora è cambiato e i prati hanno lasciato spazio ai vigneti, con il solito spettacolo dei cipressi, io ogni tanto cerco di staccarmi dal gruppo, ma mi riprendono subito, sto ancora con il freno tirato e non riesco a lasciarmi andare, comunque alla fine è piacevole condividere il viaggio con altre persone, è quello che rende questo sport diverso dagli altri, una sana competizione dove fai amicizia e all’arrivo ti complimenti e ti abbracci con i compagni di viaggio.
Nel frattempo anche la temperatura si sta alzando e finalmente sto bevendo, al ristoro oltre a fare il pieno di acqua e sali, trovo anche una buonissima torta di mele e una crostata.

Wow! Queste si che sono soddisfazioni in momenti del genere…

Ci incamminiamo verso Montalcino, il ristoro del 50°km, i doloretti come anche il sassolino sono sempre li a farmi compagnia e nel frattempo il gruppo lungo la strada cresce ed il tempo passa molto velocemente, si aggiunge prima una ragazza, poi un’altro ragazzo, ora siamo in 6 a correre insieme, non mi era mai capitato di fare così tanti chilometri con altre persone, forse sto andando troppo piano, forse mi stanno rallentando, ma non importa, dentro di me ho la certezza che tra poco prenderò il via, ho la convinzione che per me la gara inizierà a breve.

Così accade, lungo la prima vera salita della gara, quella che ci porta a Montalcino allungo il passo, come se avessi iniziato a correre in quell’istante e me ne vado, non li rivedrò più fino all’arrivo, ha inizio la mia gara in solitaria, come piace a me, al mio ritmo, con me stesso, il sassolino e il pezzetto di legno.

A metà gara al ristoro del 50°km sono 16°, come al solito faccio il pieno di acqua e sali, mangio un pezzo di crostata e riparto velocemente, del gruppo dietro di me nemmeno l’ombra. Esco rapidamente dal paese, il panorama è mozzafiato, ma non ho tempo per gustarmelo, c’è vento e la scelta di togliermi la 2° maglietta lungo la salita di poco fa non è stata molto saggia, sono sudato e prendo freddo, specialmente alla pancia, iniziano a venirmi delle fitte, già prima non stavo benissimo, ora ancora peggio, dovrò convivere anche con questo e sperando che migliori presto inizio la discesa che mi porterà al ristoro del 62° km.

Fortunatamente i chilometri continuano a passare veloci.

Sono convinto che più si corre e più cambia la percezione del tempo che scorre, a me capita spesso che le ore passino come passano i minuti. Quando ti lasci andare e sei completamente assorto nel vivere il presente, facendo un movimento continuo come la corsa è come se si entra in uno stato di meditazione, dove i sensi sono alterati, andiamo in profondità dentro noi stessi, alla scoperta di angoli di cui non conoscevamo l’esistenza e, in tutto questo, il tempo passa molto velocemente, adoro questi momenti di “magia”.

Ora mentre faccio queste profonde riflessioni su me stesso, anche il paesaggio sta cambiando, i prati verdi e i vigneti hanno lasciato il posto ad alberi verdi. Inizio a superare altri concorrenti e a riprendere posizioni, passo velocemente anche il ristoro del 62°km, per poi arrivare al 68° dove devo affrontare la seconda salita importante della gara, sono 400 metri di dislivello, non tantissimo, ma sulle gambe si fanno sentire, e come se non bastasse in lontananza vedo una montagna ,è quella che mi aspetterà tra poco, si salirà fino a 1000mt,

La mia alimentazione in gara è programmata già prima della partenza.

Mangio ogni ora una barretta o un gel,  poi qualcosa di dolce ai ristori, ma questa volta trovo qualche problema nel seguirla, e quindi passo in modalità “a sensazione” perché la pancia continua a darmi fastidio, quindi decido saltare un pasto perché mi sento appesantito, non sto digerendo bene. La pazienza è la virtù dei forti, affrontare situazioni di questo genere è normale per chi fa gare di questo tipo e non mi lascio scoraggiare, quindi sorriso sulla faccia e si continua.

Insieme al sassolino e al pezzo di legno passiamo anche il ristoro del 72°km dove devo dire non ho trovato tantissimo, i concorrenti della 50km partiti dopo di noi da Montalcino credo che abbiano già fatto piazza pulita di tutto e non troverò più quella buonissima crostata e la torta di mele… su questo devo dire che è l’unica cosa in cui l’organizzazione ha un po mancato, per il resto sono stati perfetti. Fortunatamente non ho famissima, ho sufficiente cibo con me, e mi incammino verso l’ultima salita importante, quella del 81°km.

La tattica del conservare le energie ha funzionato bene.

Ho recuperato altre posizioni e in questa ultima fase mi sento molto bene, ormai i fastidi fanno parte di me e non li sento più, il malessere di prima ha lasciato posto alla voglia di finire ed ora sto proprio bene.

Dopo aver affrontato 8km di salita, superato il ristoro del 85°km, mi ritrovo immerso in un bosco bellissimo. Lungo il percorso incontro e supero molte persone della 50km, cerco sempre di regalare un sorriso e qualche parola di conforto, d’ altra parte loro mi ripagano facendomi i complimenti per come sto andando. Sono perfettamente cosciente che ormai è finita, la salita non mi pesa, il grosso è fatto, e poi mi aspetta una discesa lunga 12km fino a quasi l’arrivo, le gambe in questo momento sono ancora fresche come non credevo fosse possibile dopo quasi 90km di corsa, ed io cerco di usarle al massimo continuando costante con il mio passo.

In breve tempo arrivo su in cima e tutto questo mi da la consapevolezza che è finita, che sto per tornare a casa, decido di finire questa gara dando il 110%, utilizzando qualsiasi briciolo di forza rimasta e come per magia passa ogni fastidio e dolore, il sassolino non c’è più, io sono fresco e pieno di energia, è come se avessi iniziato a correre da 10 minuti…

Ed è così che andrà fino all’arrivo.

8° assoluto con un tempo di 10 ore e 53 minuti. 😀

Un pensiero su “Tuscany Crossing: 100km con un sassolino nella scarpa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *