Oggi vorrei parlavi della mia esperienza con le Vibram Bikila Evo e il mondo delle minimaliste.
In internet e non solo possiamo trovare milioni di informazioni utili al riguardo ed il dibattito tra una fazione (ammortizzate) e l’altra (minimaliste) è aperto.
Per me quello che bisogna andare a vedere è il nostro passato, la nostra storia e da dove veniamo. Noi siamo fatti per correre e siamo fatti per farlo scalzi, questo è quello che la natura ha progettato per noi.
Nel 1960 Abebe Bikila, atleta sconosciuto al mondo, vinse la maratona di Roma scalzo e in questo articolo di Runner’s world ci sono molti altri esempi di atleti che correvano scalzi. Riguardo ciò ho partecipato ad un corso con Correrenaturale (dove seguono la filosofia di Born to Run con Lee Saxby) durante il quale ho ricevuto moltissime informazioni interessanti.
Non sto qui ora a scrivere la tecnica di corsa perfetta, ci farò magari un articolo la prossima volta. 😉
Quello su cui voglio focalizzarmi è il fatto che ci siamo dimenticati di come si corre.
Corriamo in modo innaturale mentre dovrebbe essere per noi la cosa più semplice. Troppa gente al giorno d’oggi si mette delle scarpe ed esce a correre senza sapere quello che sta facendo (cosa che ho fatto anche io), tornando poi a casa con degli infortuni. Il problema secondo me sono le scarpe ultra ammortizzate che siamo abituati ad utilizzare, queste infatti non ci permettono di sapere quello che stiamo facendo, ci supportano nello sbagliare appoggio del piede, invece di insegnarci come fanno le minimal. Per esempio, se facciamo correre una persona senza scarpe tenderà ad appoggiare di avanpiede in modo naturale anziché di tallone, perché è in grado di percepire la differenza e in modo istintivo prende una postura migliore.
Ormai già da un po’ (e forse ho aspettato anche troppo), sono passato dalle classiche scarpe da running con drop da 13mm (tipo le Brooks Glycerine), alle scarpe minimal Vibram Bikila Evo. Le prime, che uso ormai da molti anni, mi sono state sempre consigliate nei vari negozi specializzati, dato i miei lunghi sopra i 50km ed un chilometraggio che può variare dai 100 a oltre 200km a settimana. Ora invece ho deciso di integrare il mio allenamento con le altre.
La voglia di provare qualcosa di nuovo nasce dal semplice fatto di voler migliorare la mia tecnica di corsa, di voler fare qualcosa in più, il voler cambiare marcia e il voler essere più efficiente.
Il passaggio è stato graduale e non facile per uno che fa così tanti km settimanali, soprattutto perché all’inizio crediamo di poter fare molto e non sentiamo niente, ma poi arrivano i dolori, come per esempio ai polpacci nel momento in cui ho provato a spingere di più ma era evidentemente troppo presto. 😀
Fortunatamente la mia tecnica di base era buona, quindi non ho dovuto fare grandi variazioni e la cosa che mi è piaciuta di più di questa fase, è stato il ricominciare da zero e l’essere completamente concentrato durante gli allenamenti sulla tecnica di corsa.
L’uso di scarpe minimaliste secondo me è un ottimo mezzo per migliorarci.
E’ noto infatti che molti coach di alto livello facciano correre i propri atleti scalzi, per tutti i benefici che si ricavano da questo tipo di allenamento.
La mia personale opinione è che si possono utilizzare scarpe minimal per migliorare la propria tecnica, per rafforzare i propri piedi, tendini e muscolatura. Sono quindi ottime come mezzo per il raggiungimento di uno scopo. Con il beneficio che poi, quando uno si rimette delle scarpe reattive per andare in gara sente la differenza e percepisce di più la spinta della scarpa e del piede, riuscendo magari ad abbassare i tempi. Consiglio invece di utilizzare scarpe classiche, per evitare infortuni e correre in sicurezza, durante un trail o per gare e allenamenti lunghi.
Ottima analisi, spunti di riflessione sulle scelte da intraprendere.
Il video storico a supporto è una vera chicca e Abebe.. 2h15 wow!!!!