La resilienza, la caccia persistente e la corsa

Nella nostra società si registra oggi un evidente e progressivo indebolimento delle forze mentali e motivazionali degli individui. La catastrofe consiste nel degrado delle capacità psicologiche e motivazionali che si sta compiendo nelle società più avanzate.

Da una parte la crisi che non è più solo politica e sociale ma è diventata globale e appare sempre più permanente, dall’altra la crescente disuguaglianza economica, una minoranza sempre più ristretta di ricchi e una crescente più povera. Un altro fattore di instabilità va al cambiamento climatico e all’esaurirsi delle risorse del nostro pianeta.

Questo è lo scenario di sfide che ci riserva il futuro. Quanto più le sfide sono difficili, tanto più salda dovrà essere la motivazione con cui le si affronta. Un grande impegno presuppone una forte capacità di speranza nel successo e molto autocontrollo per rimanere focalizzati sugli obiettivi. Occorrono inoltre consapevolezza e capacità di adattamento.

Anche se ho appena descritto una situazione attuale abbastanza negativa, voglio dirvi che non sono un catastrofista e credo fermamente nel genere Umano per le sue grandissime capacità innate, fortunatamente abbiamo delle risorse molto potenti alle quali poter attingere, se allenate nella maniera corretta.

Esiste una caratteristica che è solo umana e che ha rappresentato, forse, l’arma segreta della nostra evoluzione, ed è l’ipermotivazione, non c’è motivazione sulla faccia della terra paragonabile a quella umana. Non è uno slogan ma è un dato di fatto, basato su dei dati evolutivi e anche sull’architettura del nostro cervello.

La Caccia Persistente:

Oltre due milioni di anni fa c’è stato un momento, nell’evoluzione della nostra specie, in cui abbiamo lasciato la vita dei primati per abbracciare la professione di cacciatori sistemici. Sembra che i nostri progenitori abbiano dovuto reinventarsi come cacciatori per necessità. L’alternarsi di periodi di glaciazione e periodi di maggior caldo, avrebbero ridotto l’estensione delle foreste trasformandole in posti inospitali.

Così ebbe inizio la caccia persistente, in poche parole sfinivano le prede a furia di inseguirle, più precisamente lo scopo della caccia era quello di portare la preda in uno stato di ipertermia (innalzamento eccessivo della temperatura). Gli ominidi di quei tempo per quanto fossero decisamente più lenti nel breve tratto, essi erano straordinariamente più resistenti della preda.

Dennis Bramble e Daniel Lieberman hanno dimostrato come l’evoluzione abbia selezionato nella nostra specie alcune caratteristiche che la rendono specialista nelle prestazioni di endurance. Rispetto agli altri primati, hanno individuato 26 mutazioni morfologiche che segnalano adattamenti alla corsa di resistenza tra cui il più clamoroso riguarda la termoregolazione.

Negli altri animali, la termoregolazione è ancora legata alla respirazione: il cane accaldato per esempio ansima per smaltire il calore interno, nell’uomo invece l’attività respiratoria è invece svincolata dalla termoregolazione. Inoltre siamo privi di pelliccia, la perdita del pelo è stata accompagnata ad un incremento straordinario della presenza di ghiandole sudoripare sotto la pelle.

La Resilienza:

La parola “resilienza” viene dalla metallurgia, dove indica la resistenza a rottura dinamica ricavata da una prova d’urto, in poche parole rappresenta il contrario della fragilità.

Per noi invece è la capacità di non mollare, quella di tenere duro rimanendo motivati di fronte alle difficoltà. Lo spirito di sacrificio e la capacità di rialzarsi nonostante tutto e quella di riuscire a non smettere di sperare contro ogni evidenza. Tutto questo descrive la resilienza.

In passato veniva chiamata “forza d’animo”, ed è un fattore determinante nel mondo dello sport. Tutti gli sportivi, amatoriali, dilettanti, professionisti, sono una dimostrazione che noi come “esseri umani” siamo progettati per resistere allo stress e per affrontare problemi e difficoltà.

Essa compare nella nostra evoluzione come reazione estrema a un mancato adattamento specialistico come cacciatori, quindi siamo dotati di una grande motivazione innata, l’unico problema è che le qualità psicologiche, se non stimolate quotidianamente decadono.

La resilienza non è quindi un qualcosa di straordinario, è normale, la possediamo tutti indistintamente e implica atteggiamenti e comportamenti che possono essere allenati, appresi e perfezionati da chiunque.

Conclusione:

L’ evoluzione ha scelto insieme ai tendini, ai muscoli, e alle ossa più adatte (per permetterci di correre al meglio), anche le capacità psicologiche più adeguate per farlo, come una motivazione persistente e la capacità di rimanere concentrati per lungo tempo sull’obiettivo. E parallelamente a tutto questo si è sviluppata anche la struttura celebrale.

Quindi tornando ai giorni d’oggi e al mondo moderno. Parere mio personale, credo che abbiamo tutte le qualità e le carte in regola per affrontare la situazione attuale, sia mentali che fisiche, tutto sta a ritrovare quella connessione con quello che siamo.

Secondo me, l’anello di congiungimento tra passato, presente e futuro è proprio la corsa, ci riconnette con noi stessi, con la natura e ci allena quelle qualità necessarie per poterci godere a pieno la vita.

Buona corsa a tutti.

Articolo tratto dal primo capitolo del libro: “Tecniche di resistenza interiore” di Pietro Trabucchi docente all’Università di Verona.

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