Quanto serve davvero allenarsi per migliorare?
Ce lo chiediamo tutti, prima o poi. Quando ci avviciniamo a una gara importante – che sia un Ironman, una 100K o una maratona – la tentazione è quella di aggiungere sempre più allenamenti, più chilometri, più dislivello. Ma è davvero questa la strada giusta?

In questa nuova puntata del podcast Personal Running Coach, io e Daniele abbiamo fatto il punto sulla nostra preparazione e su quella dei nostri atleti. Il risultato? Una chiacchierata vera, senza filtri, sul tema dell’allenamento efficace. E soprattutto: sostenibile.
“Il compito dell’allenatore è capire qual è la minima dose efficace. Cioè, qual è quella quantità di allenamento con cui puoi ottenere il massimo risultato, senza andare oltre. Perché a un certo punto fare di più… non vuol dire per forza andare meglio.”

L’errore più comune: esagerare
Nel mondo del triathlon – e in particolare dell’Ironman – c’è una tendenza piuttosto pericolosa: preparare la gara “della vita” in un solo anno, dando tutto e bruciandosi completamente. Ne vediamo tanti, ogni settembre, vendere la bici da crono appena finita la gara.
“Si fanno un mazzo tanto per un anno… e poi buttano tutto. Quando in realtà è solo con la seconda preparazione che vedi davvero i frutti di quello che hai costruito.”

Spingersi troppo oltre, fare 20 ore a settimana dopo mesi da 8–10, svegliarsi all’alba per non saltare nemmeno un allenamento… tutto questo può sembrare motivazione. Ma se ti porta a crollare fisicamente e mentalmente, forse non ne vale la pena.
Meglio meno, ma meglio
Daniele lo dice chiaramente, parlando della propria preparazione:
“Io la maratona dell’Ironman non la preparo come se fosse una maratona secca. Non faccio lunghissimi atroci, perché ho provato con alcune persone… e non ha funzionato.”
Ha scelto di allenare in modo mirato la bici – sapendo che 180 km possono distruggerti – e di fare lunghi più gestibili, curando la tenuta muscolare e la resistenza senza arrivare stremato alla gara. L’obiettivo è uno solo: arrivare fresco, non cotto.

Anche per me è lo stesso. So benissimo che se faccio troppo, perdo brillantezza. E quando mi fermo, perdo velocità. Ogni atleta è diverso, ma una cosa è certa: arrivare troppo stanchi a una gara lunga è un rischio enorme.
Costruire, non spaccarsi
Ci vuole tempo per costruire una base solida. Lo zoccolo duro di ore e chilometri fatti negli anni non va via con due settimane di stop. Ma se ti alleni per mesi facendo il massimo, senza lasciare spazio al recupero, stai solo costruendo le basi per un crollo.
“A parità di condizioni, quello che si allena di più va più forte. Ma se fai troppo, arrivi in gara esausto. E a quel punto vince chi ha più testa, non chi ha più chilometri.”

L’equilibrio tra stimolo e recupero, tra volume e qualità, tra ambizione e lucidità… è sottile. Ma è lì che si gioca la partita.
Sii intelligente. Non eroe.
Arrivare affamati, non svuotati. Questa è la chiave. Non si tratta di fare il minimo indispensabile, ma di fare il giusto. E il giusto cambia per ognuno: dipende dal tuo corpo, dal tuo lavoro, dalla tua famiglia, dalle tue notti di sonno.
“Noi non siamo pro. Abbiamo il lavoro, la famiglia, mille impegni. Se fai troppo, togli sonno e aumenti lo stress. E poi non recuperi.”
Allenarsi tanto non è un problema. Allenarsi troppo per te, sì. Ricordatelo sempre.
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